Tashirojima e Aoshima, le isole dei gatti


gatti-su-marciapiedeIn Giappone, nel distretto Miyagi c’è una piccola isola di 100 abitanti e di 1000 gatti. I cento abitanti hanno quasi tutti 100 anni e spariranno presto. 
Chi darà da mangiare ai mici? I topi sull’isola si sono estinti il secolo scorso, quando i gatti furono appositamente importati per difendere i bachi da seta che lì si allevavano e che non si allevano più.
Sono finite le lucertole, le cavallette, persino le pulci. Gli uccelli migratori hanno lanciato in rete un allarme e l’isola sulla loro mappa è rappresentata con una grossa X rossa mentre a lato sono elencate tutte le rotte alternative. Le industrie di scatolame si sono accaparrate tutti i pesci: l'ultimo tonno sopravvissuto è passato dall'isola 5 anni fa e si è mangiato un paio di gatti in un carpiato solo. 

Le orche assassine hanno sottoscritto una petizione per classificarli come una sottospecie di pinguini e si aggirano sottocosta sempre più numerose. 
Non c’è da stupirsi che i gatti di Tashirojima abbiano tutti quell’espressione ingrugnita: lo stress e la preoccupazione per il loro futuro impediscono un adeguato relax pomeridiano. 
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Il Giappone è lontano da tutti quegli altri Paesi dove ci sono i gattari, che per salvarli dovranno fare lo sforzo di emigrare, con la loro pensione e i sacchi di crocchette, costruendosi in loco una bella casetta con le orecchie, nel rispetto dello stile architettonico del luogo.
Servono urgentemente cucce antisismiche a forma di piccolo chalet svizzero e ciotole decorate a topolini, per restituire il sorriso a questa comunità in pericolo.



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Loredana de Michelis

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